1991 Angie Fenimore
QUESTO È IL LUNGO RACCONTO DELLA NDE DI ANGIE FENIMORE, FORSE LA PIÙ SIGNIFICATIVA ESPERIENZA DI UNA SUICIDA CHE PROVA COME NON TUTTI I SUICIDI VANNO (E RESTANO) ALL'INFERNO, MA CHE DIO LI PUÒ PERDONARE, A PATTO CHE ACCETTINO IL SUO AMORE DI CUI, PERÒ, NON SI SENTONO DEGNI PERCHÈ NON RIESCONO A PERDONARSI.
Angie Fenimore, moglie e madre, aveva subìto abusi nell'infanzia e, sopraffatta dalla disperazione, era caduta in un profondo stato depressivo a soli 27 anni di età. L'8 gennaio 1991 si suicidò, sperando di sfuggire al suo senso di vuoto e di sofferenza, ma la morte clinica non la fece giungere nella luce vista in tante esperienze di quasi morte, ma si ritrovò in un regno di tenebre. L'inferno che aveva sperimentato era ben più orribile e personale delle vecchie descrizioni fatte di fuoco e di vapori sulfurei. Il suo inferno era un regno di visioni terrificanti e di profonda disconnessione psichica. Miracolosamente venne riportata in vita da Gesù, segnata per sempre da un nuovo senso della fede, di sottomissione alla volontà di Dio e di esserne veramente una sua figlia. Il seguente è un estratto dal suo meraviglioso libro, "Oltre l'oscurità".
"Stavo passando in una sfera diversa. La mia anima si stava scollegando dal mio corpo con un tumulto che continuava a crescere e lanciai un grido mentre la vibrazione della morte mi faceva precipitare in profondità. Ho notato che c'era un grande schermo davanti a me. Mi stava attirando: guardavo una rappresentazione tridimensionale della mia vita che si svolgeva cronologicamente davanti ai miei occhi, facendomi sperimentare ogni suo istante, da tutti i punti di vista e di comprensione. Sapevo esattamente cosa aveva provato ogni persona che avesse mai interagito con me.
In particolare, però, mi venne mostrato in vivido dettaglio come la mia infanzia fosse veramente stata. Le immagini volavano oltre me, ma recepivo facilmente ogni momento, ognuno di essi innescava un intero ricordo o un pezzo della mia esistenza. Era ciò che la gente intende quando dice: "La mia vita mi è passata tutta davanti agli occhi".
Più mi avvicinavo alla fine, più velocemente le immagini balenavano davanti a me. Era incredibile! In un attimo avevo sperimentato l'interezza dei miei ventisette anni di esistenza, dalla nascita al momento in cui mi trovavo agonizzante su di un divano e stavo attraversando quella buia galleria verso l'Aldilà. Poi tutto si fermò bruscamente.
Adesso cosa? Dove ero io? Ero immersa nell'oscurità. I miei occhi sembravano adattarvisi, e cominciai a vedere più chiaramente anche se non c'era luce. L'oscurità si estendeva in tutte le direzioni e sembrava non avere fine, ma non era solo l'oscurità, era un vuoto infinito, un'assenza di luce. Quel buio era totalmente avvolgente. Girai la testa per esplorare quella fitta oscurità e vidi, alla mia destra, spalla a spalla, un gruppo di altri esseri. Erano tutti adolescenti. "Oh, dobbiamo essere i suicidi", pensai.
Con una risata, aprii la bocca, ma prima che potessi formulare una parola, i miei pensieri erano già usciti fuori. Non ero sicura se avessi pensato quelle parole o se avessi tentato di pronunciarle, ma erano udibili senza dover muovere le labbra, così non ero sicura se queste altre persone mi avessero sentito, finché un ragazzo che stava accanto a me non mi rispose. Non mi disse una parola. Lui mi guardò lentamente e si voltò di nuovo. Non c'era assolutamente nessuna espressione sul suo volto, nessun calore o intelligenza nei suoi occhi. Sospeso nell'oscurità, lui e tutti gli altri erano come congelati in uno stupore senza pensiero.
All'altra estremità del gruppetto, c'era una ragazza che sembrava ancora un'adolescente. Stavo cominciando a capire che quella sensazione - che chiamerei intuizione o sesto senso - era il metodo preferito per il trasferimento di informazioni in quel luogo, sicchè le idee inespresse diventavano udibili. Mentre esercitavo il mio nuovo potere, ebbi l'impressione di ricordare una facoltà a lunga dimenticata, naturale e familiare e che era stata soppiantata o sovvertita dalle parole e rapidamente mi riabituai a questo nuovo modo di interloquire. Lei, però, non si connetteva con me. Il suo sguardo vuoto, fisso sul niente continuò e non venne interrotto dai miei pensieri. Era come il resto di loro, fissava il vuoto, senza preoccupazione o curiosità su dove eravamo.
Erano morti, e così lo ero io.
Improvvisamente, venni risucchiata ulteriormente nell'oscurità da un potere invisibile e indefinito, lasciandomi alle spalle quegli adolescenti. Mi ritrovai ai bordi di un regno ombroso, sospeso nell'oscurità, che si estendeva al di là dei limiti della mia vista. Sapevo che ero in una sorta di inferno, ma questo non era il tipico inferno fatto di fuoco e di zolfo che mi era stato descritto da bambina. La parola Purgatorio si insinuò nella mia mente.
Uomini e donne di tutte le età, ma nessun bambino, stavano in piedi o accovacciati o vagavano in quel regno. Alcuni stavano mormorando fra sè e sè. L'oscurità emanava da quella profondità e irradiava da loro un'aura che avrei potuto sentire. Erano assolutamente auto-assorbiti, ognuno tanto preso dalle proprie miserie da non essere in grado di impegnarsi in qualsiasi scambio mentale o emotivo, sebbene avessero la capacità di connettersi tra loro, perchè incapacitati dalle tenebre.
Gradualmente divenni consapevole dei suoni, un caleidoscopio folle di voci e capii che in questo regno i pensieri erano il solo modo di comunicare. Intorno a me sentivo questo suono, simile a quello di un cinematografo affollato con le luci basse. Seduto vicino a me c'era un uomo che sembrava avere circa una sessantina d'anni. Gli occhi di quest'uomo erano totalmente privi di vitalità. Pateticamente accovacciato a terra, coperto da una lurida veste bianca, non irradiava nulla, neanche autocommiserazione. Sentii che aveva assorbito tutto quello che doveva sapere qui e aveva scelto di smettere di pensare. Era completamente prosciugato, solo in attesa. Sapevo che la sua anima sarebbe rimasta per sempre in quello stato pietoso, rinchiusa in quella prigione scura un giorno, mille giorni o mille anni. Ero sicura che quest'uomo, come la donna di mezza età, si era ucciso. I suoi vestiti suggerivano che fosse vissuto durante il ministero terreno di Gesù Cristo.
Mi chiedevo se fosse Giuda Iscariota che aveva tradito il Salvatore e poi si era impiccato. Sentii che dovevo essere imbarazzata pensando a queste cose in sua presenza, dato che poteva sentirmi. Mentre la mia mente otteneva ulteriori informazioni, provai un grande disappunto. Potevo sentire e conoscere completamente tutto ciò che mi circondava solo ponendo una domanda nella mia mente o guardando in qualsiasi direzione. Le possibilità di apprendimento erano infinite, ma non avevo libri, televisione, amore, nessuna privacy, niente sonno, amici, nessuna luce, nessuna crescita, nessuna felicità e nessun sollievo - nessuna conoscenza e nessun modo di usarla, ma peggio ancora, era il mio crescente senso di piena solitudine.
Anche ascoltare il peso della rabbia di qualcuno, per quanto sgradevole, è una forma di connessione tangibile, ma in questo mondo vuoto, dove non si poteva interagire, la solitudine era terrificante. Poi ho sentito una voce di una forza straordinaria, non forte ma che si abbatté su di me come un'ondata di rumore in espansione. Una voce che comprendeva una tale feroce rabbia che con una sola parola poteva distruggere l'universo e che esprimeva anche un tale amore potente e incrollabile che, come il sole, potrebbe distruggere la vita sulla Terra.
Mi limitai alla sua forza e alle sue parole strazianti: "È questo che vuoi veramente?" La grande voce emanava da un punto di luce che si gonfiò con ogni parola, fulmineamente fino sembrare un sole radiante appena al di là della parete nera della nebbia che formava la mia prigione. Ben più brillante del sole, la luce mi fece abbassare gli occhi con la sua luminescenza bianca profonda e pura. Ho sentito che la luce non poteva (o forse non avrebbe potuto - non ne sono sicura) attraversare la barriera dell'oscurità. E con tutta certezza sapevo che ero alla presenza di Dio. Era un Essere di Luce, non solo irradiante luce o luminosa dall'interno, ma quasi sembrava essere fatta di luce. Era una luce che aveva sostanza e dimensione, la più bella e gloriosa sostanza che io abbia mai visto. Tutta la bellezza, l'amore, la bontà sono contenute nella luce che si è riversata da questo essere. Ma non c'è niente che siamo capaci di immaginare che si avvicini alla grandezza dell'amore perfetto che venne riversato in me.
Mentre non mi ricordavo i dettagli di una vita prima della mia nascita mortale, stavo riconquistando la vita condivisa con il Padre, una vita spirituale che sembrava estendersi all'inizio dell'universo. Potei vedere che nessuno degli altri in quel regno era consapevole della presenza di Dio. L'uomo che stava accanto a me poteva vedere che ero concentrata su qualcosa, ma era evidente che non poteva vedere niente oltre la barriera. Altri continuavano a balbettare ignari.
Allora Dio mi parlò. Le sue parole mi stavano sconvolgendo: "Questo è quello che vuoi davvero? Non sai che questa è la cosa peggiore che avresti potuto fare?" Sentivo la sua rabbia e la sua frustrazione, sia perché avevo gettato la spugna, sia perché mi ero tagliata fuori da Lui e dalla sua guida. E mi ero sentita intrappolata. Non ero capace di vedere altra scelta se non morire prima che potessi fare più danni alla vita.
Così risposi: "Ma la mia vita è così dura...". I miei pensieri furono comunicati così velocemente tanto da non essere nemmeno completati prima di ricevere la sua risposta: "Pensi che sia difficile? Non è niente rispetto a quello che ti aspetta se ti togli la vita".
Quando il Padre parlava, ognuna delle sue parole esplodeva in un complesso di significati, come fuochi d'artificio, minuscole palline di luce che si ergevano in un miliardo di bit di informazioni, che mi riempivano di flussi di vivida verità e pura comprensione.
"La vita dovrebbe essere difficile, non puoi saltare alcune sue parti, abbiamo fatto in questo modo, devi guadagnare quello che ricevi". Improvvisamente sentii un'altra presenza accanto a noi, la stessa presenza che era stata con me quando avevo attraversato la morte e che aveva riveduto la mia vita con me. Riconobbi che era stato con noi per tutto il tempo, ma che solo ora ero in grado di percepirla. Poi avevo provato la sua potente, ma gentile personalità, però ora lo sentivo così forte che potevo anche intuire il suo aspetto.
Quello che potevo vedere erano pezzi di luce che arrivavano nell'oscurità, come piccoli fasci laser che spezzavano un foglio nero o come stelle che attraversavano l'oscurità di una nuvola di notte. Questa luce era inconfondibilmente della stessa brillantezza della luce gloriosa che emanava dal Padre, ma i miei occhi spirituali erano incapaci di osservarla completamente. La mia capacità di vedere coi miei occhi era in qualche modo legata alla mia volontà di credere.
I raggi di luce mi penetravano con forza incredibile, con il potere di un amore che consumava tutto. Questo Amore era Puro e Potente come quello del Padre, ma aveva una dimensione completamente nuova di pura compassione, di empatia completa e perfetta. Sentii che non solo capiva bene la mia vita e le mie pene, come se l'avesse effettivamente vissuta, ma che sapesse tutto su come guidarla, come le mie scelte differenti potrebbero produrre più amarezza o nuova crescita. Avendo pensato per tutta la mia breve esistenza che nessuno potesse capire quello che avevo passato, ero ormai consapevole che c'era un'altra persona che l'aveva fatto veramente. Attraverso questa empatia correva una profonda ferita dolorosa. Lui si preoccupava, era veramente arrabbiato per il male che avevo sopportato, ma anche per la mia mancanza di volontà a cercare il suo conforto. Il suo più grande desiderio era aiutarmi. Piangeva per la mia cecità come una madre avrebbe pianto un bambino morto.
Improvvisamente sapevo che ero alla presenza del Redentore del mondo. Mi parlò attraverso il velo delle tenebre: "Non capisci? Ho fatto questo per te". Mentre ero inondata dal suo amore e dal dolore effettivo che provava per me, i miei occhi spirituali vennero aperti. In quel momento cominciai a vedere esattamente quello che era stato fatto dal Salvatore, come Lui si fosse sacrificato per me.
Mi si era mostrato; mi aveva preso in se stesso, aveva assimilato la mia vita, abbracciate le mie esperienze, le mie sofferenze, come fossero le sue. E così per un secondo ero nel suo corpo, capace di vedere le cose dal suo punto di vista e di sperimentare la sua coscienza di sé. Mi ha messo in condizione di poter vedere come avesse preso i miei pesi su di sé e quanto amore mi portava. Sapevo dove avevo sbagliato. Avevo dubitato della sua esistenza. Avevo messo in discussione l'autenticità delle Scritture perché ciò che sostenevano sembrava troppo bello per essere vero. Avevo sperato che ci fosse la verità nell'idea di un Salvatore che aveva dato la sua vita per me, ma avevo paura di crederci veramente. Credere senza vedere richiede una grande fiducia.
La mia fiducia era stata violata tante volte nella mia vita che non avevo molto da perdere. E così avevo scelto di mettere fine alla mia vita piuttosto che allontanarmi ed agire sulla possibilità che esistesse un Salvatore. Voleva confortarmi e tenermi, ma eravamo stati separati dalle mie risposte sbagliate alle lezioni della vita. Lui era stato lì con me per tutta la mia vita, ma non mi ero fidata. Mentre guardavo a tutta la faccenda dalla prospettiva del Salvatore, la sua compassione per la mia situazione fu trasferita al Padre.
Dalla mia nuova prospettiva potei vedere Dio di profilo mentre stava guardando la mia essenza. La comunicazione del Padre e del Figlio era così rapida, così perfetta, che sembravano formulare all'unisono i loro reciproci pensieri. Gesù stava supplicando per il mio caso. Non c'era conflitto o argomentazione.
L'indulgenza di Gesù era stata accettata senza contestazioni perché aveva esposto i fatti. Era il Giudice perfetto. Sapeva esattamente dove mi ponevo in base alla mia necessità di misericordia contro quella di giustizia richiesta dall'universo. Ora potevo vedere che tutte le sofferenze nella mia vita mortale sarebbero state temporanee e che in realtà erano per il mio bene. Le nostre sofferenze sulla Terra non devono essere inutili. Dalle circostanze più tragiche sorge la crescita umana.
Mentre Dio Padre e Gesù mi stavano esaminando, le loro parole avevano acquistato velocità e potenza e poi si unirono, finché dissero le stesse cose nello stesso momento, condividendo una sola voce, una sola mente ed un solo scopo: ero travolta dalla pura conoscenza. Capii che proprio come esistono leggi della natura, della fisica e della probabilità, ci sono leggi dello Spirito. Una di queste leggi spirituali dice che un prezzo fatto di sofferenza deve essere pagato per ogni atto dannoso.
Ero dolorosamente consapevole della sofferenza che avevo causato alla mia famiglia e ad altre persone a causa delle mie debolezze, che ponendo fine alla mia vita, stavo distruggendo la rete di connessioni fra tante persone sulla Terra, forse alterando drasticamente la vita di milioni di loro, perché tutti siamo inseparabilmente legati l'un l'altro e l'impatto negativo di una singola decisione ha la capacità di essere sentita in tutto il mondo. I miei figli, certamente, sarebbero stati gravemente danneggiati dal mio suicidio.
Mi fecero dare un'occhiata al loro futuro, non tanto agli eventi della loro vita, ma piuttosto all'energia ed al carattere che avrebbero avuto. Abbandonando le mie responsabilità terrene, avrei influenzato i miei figli, in particolare il più grande, a fare scelte che lo avrebbero portato lontano dai suoi scopi divini. Mi venne detto che prima che lui, Alex, nascesse, aveva accettato di svolgere compiti specifici durante la sua vita sulla Terra. Il suo dovere non mi fu rivelato, ma ho sentito l'energia che la sua vita avrebbe avuto fino dai suoi anni da giovane adulto. Seppi che i miei figli erano Spiriti grandi e potenti e che fino a questo punto della mia vita non li avevo meritati. Ho intravisto uno scorcio di quanto profondamente Dio ama i miei ragazzi e come, con il mio insensato disinteresse per il loro benessere, stavo manomettendo la sacra volontà di Dio.
Allora mi è stato mostrato come danneggerei altre persone vicine a me, come mio marito e mia sorella, Tony ed innumerevoli altri. C'erano persone sulla Terra che non avrei mai incontrato, ma anche costoro sarebbero stati colpiti dal mio suicidio. A causa della rabbia e del dolore da me causato, i miei cari non sarebbero stati più in grado di agire bene con gli altri.
Sarei stata responsabile dei danni - o della mancanza di amore - che la mia morte egoistica avrebbe loro causato ed avrei pagato caro, perché le leggi spirituali dettano che tutti i danni, inclusa la mancanza di amore derivante dalla mia morte, debbano essere puniti da una pari sofferenza. Anche se non potevo prevedere l'effetto a lungo termine che la mia morte avrebbe causato, ne sarei stata responsabile. Dio stesso è legato alla Legge Spirituale e perciò non ci poteva essere alcuna via di fuga per me. Poi mi è stato mostrato che, per me, il regno delle tenebre era letteralmente un tempo spirituale, un luogo in cui dovrei cogliere la gravità delle mie offese e pagarne il prezzo.
Volevo chiedere, perché io? Perché mai io avrei potuto vedere Dio, mentre la vuota conchiglia di un uomo accanto a me non poteva? Perché avevo assorbito la luce che mi aveva edotta, mentre stavo cadendo in miseria e nelle tenebre? Mi è stato detto che la ragione è la volontà. Quando avevo guardato quell'uomo e mi ero chiesta se fosse stato vivo durante il ministero terreno di Gesù, mi venne chiesto se ero disposta a credere in Dio, disposta a credere che Cristo abbia un tempo camminato sulla Terra. Una volta disposta a credere, sono riuscita a vedere. La disponibilità e la capacità sono la stessa cosa.
Tutto intorno a me nel regno buio erano persone con vari gradi di volontà, di comprensione, di capacità di vedere che Gesù Cristo era lì con noi per tutto il tempo. Non so se gli altri stessero parlando con Dio come me o se stavano parlando con altri Messaggeri di Luce che non ero ancora capace di vedere, ma sono sicura che non tutti stavano mormorando con se stessi. Ho così potuto capire che il mio tempo spirituale sarebbe potuto durare un momento, o migliaia di anni prima di uscire fuori da quella prigione scura, a seconda di quando fossi arrivata a voler vedere la luce.
Cosa dire della legge spirituale che mi ha obbligato a soffrire per i danni che avevo già fatto nella mia vita, fino a giungere al mio suicidio? Mi è stato detto che il debito era già stato pagato, che il sacrificio era già stato fatto. Nel Giardino del Getsemani, Gesù Cristo aveva sperimentato tutta la sofferenza che ha o avrà provato qualsiasi essere umano nato su questa Terra. Ha sperimentato anche la mia vita, ha portato i miei peccati, ha accettato il mio dolore. Ma per l'infelicità che Gesù ha sopportato per conto mio, per poter prendere il mio posto nell'adempimento di quella legge spirituale, ho dovuto accettare il suo dono. Il mio cuore si è rotto quando ho capito che non danneggiavo solo i miei familiari, che sono figli carissimi di Dio, ma anche provocando il mio Salvatore, che ha avuto per me tutto questo amore e compassione, perché mi sono permessa di essere modellata dalle debolezze di altre persone.
Ora la mia percezione si stava spostando e l'oscurità sembrava sollevarsi leggermente. Quando ero entrata nella prigione scura, la mia visione era limitata solo alle cose ed alle persone presenti nel regno delle tenebre, ma una volta che avevo ricevuto abbastanza luce da Dio e da Gesù, i miei occhi spirituali si erano aperti ad un'altra dimensione, lì nell'oscurità. Ora potevo vedere che gli esseri della Luce erano tutti intorno a me.
L'inferno anche se è una dimensione specifica, è soprattutto uno stato d'animo. Quando moriamo, siamo vincolati da ciò che pensiamo. Nella morte, i nostri pensieri diventano più solidi, mentre agiamo su di loro; permettendo che l'oscurità si sviluppi in altri ed in noi stessi. Ero stata all'inferno molto prima di morire e non l'avevo capito perché ero sfuggita a molte delle conseguenze, fino al punto in cui ho gettato via la mia vita, ma quando moriamo il nostro stato d'animo cresce molto più in fretta perché andiamo ad esistere insieme a coloro che la pensano come noi.
Questo ordine è completamente naturale e coerente con il modo in cui scegliamo di vivere mentre siamo in questo mondo. Il nostro tempo è solo un battito cardiaco nello schema eterno della creazione, eppure è il momento cruciale della verità, il punto di svolta. Determina come i nostri spiriti esisteranno per sempre, sia nel futuro che nel passato.
Stavo sempre meno nelle tenebre con ogni particella di luce che accettavo. Non me ne sentivo fuori, ma ora mi stavo sollevando sopra il campo di tenebre, nel regno degli Spiriti di Luce. Sentivo l'urgenza degli Spiriti che stavano correndo per fare la volontà di Dio. Mi è stato poi detto che siamo giunti ai momenti finali prima che il Salvatore torni sulla Terra. Mi è stato detto che la guerra tra l'oscurità e la Luce è cresciuta così intensamente sulla Terra, che se non continuiamo a cercare la Luce, l'oscurità ci consumerà e saremo persi. Non mi è stato detto quando accadrà, ma ho capito che la Terra è preparata per la seconda venuta di Cristo.
Ho guardato quelle anime patetiche e ho capito che non mi sentivo più come loro. Volevo vivere. Allora la potente fonte di energia che mi aveva portato alla prigione scura tornò a liberarmi. Per una seconda volta, una sensazione di urgenza mi sopraffece. L'oscurità sparì e improvvisamente tornai nel mio corpo che giaceva ancora lì, sul divano.