In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1989 Marco R.


Quella mattina avevamo deciso io e un mio amico, di uscire in mare con le nostre piccole barche a vela. Pur essendo una bellissima giornata di sole, il vento soffiava a raffiche molto forti da terra verso mare. Ricordo che non appena prendemmo il mare filavamo velocissimi allontanandoci dalla costa e ci separammo fin dai primi minuti proprio a causa delle condizioni del vento.

Io continuai a veleggiare da solo finché decisi di rientrare. Una mia manovra sbagliata durante una raffica di vento molto forte causò il rovesciamento della mia barca a 1 miglio marino dalla costa e nel rovesciarmi riportai anche la slogatura della spalla destra.

Durante i primi minuti rimasi aggrappato alla barca semi affondata che non riuscivo a raddrizzare, anche a causa della spalla slogata. C'erano altre barche ma erano lontane e sicuramente non mi hanno notato, poi decisi di azzardare di ritornare a nuoto verso la costa nuotando a dorso con un solo braccio; una decisione stupida che per un soffio non mi costò la vita.

A causa della corrente contraria creata dal forte vento non guadagnavo terreno e la bassa temperatura dell'acqua (era inizio aprile) ebbe in poco tempo il sopravento, cominciai ad avere brividi di freddo sempre più intensi e atroci al punto che i tremori erano incontrollabili e fortissimi, ma ero ancora cosciente.

Mi stavo cominciando a rendere conto che mi ero cacciato in una situazione dalla quale non ne sarei uscito vivo. Ad un certo punto i brividi e i tremori smisero e smisi anche di nuotare, non perchè lo feci volontariamente ma perchè ormai il mio corpo non rispondeva più, e non lo sentivo più per il freddo che si era impossessato di me. Incominciai semplicemente a galleggiare a pancia in su.

Ero ancora abbastanza cosciente e non auguro a nessuno di provare quello che si pensa in una situazione simile: il sapere che non ritornerai più, il sapere che davanti avevo solo la morte e che non avrei potuto rivedere più nessuno, solo, in mezzo al mare, in acqua freddissima e con un corpo che non rispondeva e che neanche lo sentivo più e senza la minima possibilità di comunicare con nessuno.

In completa e totale solitudine, ecco, questo era un sentimento che non avevo mai provato prima in maniera così drastica e senza alcuna possibilità di soluzione. Ero solo e consapevole che di lì a poco sarei morto.

Poco a poco a poco mi rassegnai, continuando a galleggiare. Non so dire quanto tempo passò ma gradatamente alla rassegnazione subentrò, in una maniera che non so quantificare in termini di tempo ed in che modo, un torpore mentale che mi fece sprofondare nell'incoscienza. Non ricordo di aver sentito un 'confine' tra la coscienza e l'incoscienza ma che in maniera molto sfumata cominciai come a vivere in un altro 'piano mentale' (non saprei come altro definirlo).

Ad un certo punto vedevo me da sopra, come da un'altezza di circa 20 metri, che galleggiavo nel mare, ma 'io' che osservavo dall'alto non ero fatto di materia ma di puro spirito, era come se osservassi con gli occhi dell'anima, e ricordo che guardando quel corpo che galleggiava nel mare, provai la più TOTALE INDIFFERENZA, semplicemente era come se la mia anima stesse osservando un corpo che non apparteneva più a me: guardavo quel corpo con un misto di stoica tristezza e completa indifferenza e senza pensare a nulla.

Ricordo anche di essermi visto come se il mio corpo fosse fatto di cristallo con dentro un cuore che ancora batteva ma che sarebbe bastato un nulla e sarei finito in pezzi.

Ma quello che provai dopo fu di una bellezza ineguagliabile: una beatitudine mai provata prima, una serenità ineguagliabile, i miei pensieri erano come acqua limpida, un senso di lucidità mentale e serenità mai provato prima, ma come situato ad un livello di coscienza completamente diverso. Il tempo non esisteva, non avevo la più pallida idea dello scorrere del tempo e veramente neanche me lo chiedevo, un minuto sarebbe potuto essere come un giorno. Ero come in un altra dimensione e la mia visione era più spirituale che fisica, una sensazione bellissima!

Come sarebbe bello se la gente potesse sapere quanta forza abbiamo in noi stessi e come riusciamo a tirarla fuori nei momenti più critici e quando meno ce lo aspettiamo! Ero in pace con l'intero universo, una sensazione impossibile da spiegare per chi non abbia mai provato cosa significhi essere vicinissimi alla morte.

Poi il sogno finì. Non sentii il rumore del motore fuoribordo dell'imbarcazione dei soccorsi, che in normali condizioni con le orecchie sott'acqua si sente da miglia di distanza. Ricordo solo di aver sentito a malapena delle braccia che mi tiravano su.

Era successo che una persona (il mio salvatore) dalla costa, dalla finestra di casa sua con un binocolo osservava il mare e mi vide mentre mi rovesciavo con la barca. Chiamò subito i soccorsi che misero in acqua la loro barca e si misero alla mia ricerca. Trovarono prima la mia barca semi-affondata che ancora galleggiava e poi seguirono la corrente e dopo vari tentativi mi trovarono. Chiunque vada per mare sa quanto sia difficile individuare una naufrago in mare.

Per un attimo in ambulanza mi svegliai e sentii una voce che diceva 'FORZA, FORZA CHE SENNO' LO PERDIAMO!!'. Poi mi risvegliai in ospedale, ero come un neonato, completamente indifeso, non sentivo assolutamente il mio corpo, se qualcuno mi avesse strappato via la pelle non avrei sentito niente, però si verificò una cosa strana: il mio olfatto era incredibilmente sensibile, potevo sentire l'odore di ogni singola persona intorno a me e ricordo che ad un certo punto sentii, senza vederla, l'odore di una donna che si avvicinava, infatti dopo poco arrivò una donna, anche se non disse una parola mentre arrivava.

Non so come spiegarmelo come non so spiegarmi come feci a non bere acqua di mare mentre galleggiavo. Molto lentamente la vita ritornò e il sangue ritornò a circolare.

Ricordo di aver sentito dolori così forti mentre la circolazione riprendeva nelle articolazioni che ebbi delle convulsioni così forti che in tre persone quasi non riuscivano a tenermi (questo mi fù detto dopo perchè io non me ne rendevo conto). Mi fù detto anche che nella ipotermia la conoscenza si perde conoscenza a 27°-28° gradi C°. A 26° C° c'è la morte.