In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

Maria T.


Anni fa dovetti subire una grave operazione. Legata al lettino operatorio, mi venne applicata la maschera per l’anestetico. Contemporaneamente, a un cenno dell’anestesista, l’infermiera mi introdusse l’ago della siringa (con pentotal?) nell’avambraccio sinistro. Nello stesso istante, ancora in perfetta coscienza di me stessa e del mio grave stato, pensai: “È terribile!” Il mio pensiero era: “È terribile abbandonarsi da se stessi, in piena coscienza e vitalità, alla morte…”. 

Nel medesimo istante, forse con l’intervallo di pochi secondi, sentii una mano grande, forte e dolce nella stretta, prendere la mia mano destra… fui costretta a muovermi e la mano mi conduceva… Intanto una voce d’uomo, grave e sommessa, imperativa e protettiva insieme, mi rispose: “No, non è terribile, vieni, vieni, vieni…”. Era una voce un po’ grave e rauca d’uomo maturo, ma così rassicurante e amica che io mi mossi con fiduciosa obbedienza. 

E quella mano mi portava, libera da ogni peso e legame terreno, in una ascesa meravigliosa, in un buio riposante ed esaltante al tempo stesso, nel quale io mi ritrovavo, riconoscendo me stessa in una dimensione già nota, in un luogo che mi riaccoglieva… E mi innalzavo, condotta dalla mia Guida, come volando da sinistra a destra. E io sapevo dove andavamo, sentivo che dovevo raggiungere qualcosa, un luogo, una grande luce… qualcuno o qualcosa di fatale, immenso, di esaltante e angoscioso che mi attendeva e che io conoscevo già. 

Senza più suono di voce, la mia Guida mi comunicava ancora, e io capivo perfettamente: “Vedi come è semplice? Non temere, ti è concesso questo, ma tu non dirlo. Nessuno ti crederebbe”. Poi con raddoppiata e dolce autorità mi trasmise: “Ma ricorda: ordine, ordine, ordine…”. Mi risvegliai di colpo, come se una mano mi avesse lasciata andare, o almeno così mi parve. 

Mi ritrovai nel mio letto di clinica e mi sembrò che a svegliarmi fosse stato il battito immenso, ritmico e tumultuoso del mio cuore, che mi parve ripetesse l’eco solenne e dolce dell’ultima parola della mia Guida perduta: “Ordine, ordine…”. In quel primo risveglio fui piena di benessere e gratitudine, ma anche di infinita nostalgia: per chi? Per che cosa? 

Ero confusa eppure sveglissima, e a lungo rimasi legata a quel sogno (o unica realtà?) che mi aveva invaso l’animo e il pensiero come qualcosa di completo, di vero, di giusto che avevo ritrovato, di nuovo intravisto e rivissuto… e ora di nuovo perduto. 

I sogni non mi hanno mai interessata né impressionata, ma tutto ciò è rimasto impresso nella mia memoria come qualcosa di eccezionale, né in tanti anni trascorsi si è affievolito o disperso. Ho potuto trascriverlo quasi di getto… Su ciò che mi è stato concesso baso la mia speranza e la mia attesa.