In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1964 Stefan von Jankovich


Stefan von Jankovieh, ungherese residente in Svizzera, subì un gravissimo incidente stradale nel 1964 che lo portò  vicino alla morte (uno scontro frontale con un camion nelle vicinanze di Bellinzona). La testimonianza del protagonista fu pubblicata alcuni anni dopo (1973) sulla rivista tedesca Esotera. In seguito von Jankovich scrisse sulla sua esperienza un libro dal titolo "Vi racconto la mia morte" (Edizioni Mediterranee 1985).

"Ebbi un grave incidente automobilistico in seguito al quale fui gettato fuori dalla macchina sulla strada, dove rimasi privo di sensi con 18 fratture. La mia esperienza di morte è cominciata probabilmente nel momento in cui il mio cuore cessò di battere; contemporaneamente il mio corpo astrale, cioè la sostanza più sottile portatrice dell'anima, e il mio spirito si staccarono dal mio corpo fisico.

Durante quel tempo non provai nessuna sensazione, o almeno non ne conservo ricordo. La mia coscienza era completamente offuscata. Poi un sipario si alzò davanti a me, come a teatro, e cominciò uno spettacolo consistente di parecchie scene o fasi. L'esperienza di morte iniziò con la mia presa di coscienza di questo fatto: muoio. Ero molto stupito di non trovare sgradevole la morte, era tutto cosi naturale, così ovvio! Non ne avevo paura, mi rendevo conto che morivo e che lasciavo questo mondo. 

Non avrei mai immaginato che ci si potesse separare dalla vita così bene e cosi semplicemente. Ero felice di morire senza paura, ero solo curioso di vedere come sarebbe continuato quel processo. Mi resi conto che mi stavo librando; sentivo dei suoni meravigliosi. distinguevo forme armoniche, movimenti, colori. Avevo in qualche modo l'impressione che qualcuno mi chiamasse, mi consolasse, mi guidasse sempre più in alto nell'altro mondo, quello in cui stavo per entrare. Una pace divina e un'armonia mai percepita riempivano la mia coscienza. 

Ero completamente felice, non ero oppresso da nessun pensiero. Ero solo, nessuno disturbava la mia pace... Mi libravo sempre più in alto verso la luce, avvertivo un'armonia crescente. Dopo questa meravigliosa fase, il sipario si aprì di nuovo e tutto cambiò. Era strano: ondeggiavo sul luogo dell 'incidente e vedevo il mio corpo martoriato, privo di vita, giacere sulla strada, in una posizione che mi venne poi confermata dai medici e dai rapporti di polizia. Vidi benissimo anche l'automobile e la gente che si era radunata lì intorno. Vidi poi un uomo, un medico, che tentava di riportarmi in vita: si inginocchiò al mio fianco e mi fece una puntura. Tentò anche di rianimarmi artificialmente, ma si accorse che avevo le costole spezzate e disse: “Non posso fare il massaggio cardiaco". Dopo un po' si alzò e disse che ero morto. 

Coprirono allora il mio cadavere con una coperta militare (si era fermata per l'incidente anche una colonna militare). Mi venne da ridere, perché sapevo di essere ben vivo! Vidi infine un uomo in costume da bagno accorrere con una piccola borsa sotto al braccio: si chinò su di me e cominciò a fare qualcosa: lo vidi bene in viso, tant'è vero che lo riconobbi benissimo quando una settimana dopo venne a farmi visita all 'ospedale. ln quella occasione mi disse di essere stato presente all'incidente mentre si trovava sulla spiaggia del lago, di aver preso la sua borsa da medico in macchina e di avermi fatto quell 'iniezione che aveva salvato la vita (io la chiamerei “iniezione satanica”) proprio al cuore. 

Assistetti dunque per qualche tempo ai tentativi di rianimazione del mio corpo, poi anche questa scena finì e mi ritrovai immerso in quella dimensione di luce e colore che avevo sperimentalo prima. Cominciò subito una rappresentazione teatrale fantastica, che si componeva di innumerevoli immagini e scene della mia vita. Ogni scena era compiuta in se stessa. ll Regista aveva disposto le cose in modo che io vedessi prima l'ultima scena della mia vita, cioè la mia morte sulla strada presso Bellinzona, e per ultima la mia prima esperienza, cioè la mia nascita. 

Cominciai così col rivivere la mia morte, poi vidi il viaggio sul San Bernardo, i monti incappucciati di neve, splendenti al sole. Non solo ero l'interprete principale dei fatti, ne ero anche lo spettatore. Ho visto anche cose che non ricordavo affatto, come per esempio fatti di quando avevo pochi mesi o addirittura la tua nascita. Sperimentai una luce, l'arrivo alla luce. Un cambiamento di condizione. Prima c'era il buio e poi improvvisamente venne la luce, avvertii un senso di calore. Penso che fosse la vita, l'arrivo in questo mondo. Credo che l'arrivo nel mondo che ci aspetta dopo la morte possa essere descritto più o meno in questi termini.

Dopo l'incidente discussi tutti i particolari con mio padre: volli controllare tutto prima di pubblicare certe cose, perché non sapevo se era allucinazione, un'immaginazione o un fatto reale. Così per esempio descrissi cosa vedevo, mentre ero nella culla, nella stanza dove mi tenevano nei primissimi giorni di vita; e mio padre mi confermò ogni cosa, mi disse persino che quando io avevo un mese avevano cambiato tutto l'arredamento della camera da letto appunto per il mio arrivo: e io ricordavo l'arredamento prima che fosse cambiato. 

Ricordo poi un'altra bella scena alla quale poi ho sempre ripensato con piacere: i miei primi passi. C 'erano i miei genitori e un altro signore. Mia madre mi lasciò andare e io feci da solo tre o quattro passi, e poi ridendo abbracciai il suo ginocchio sinistro e intanto vidi che vestito indossava e lo descrissi poi a mio padre. Lui mi confermò che era un vestito estivo che lui aveva regalato alla mamma per il suo compleanno e che in seguito naturalmente non esisteva più. 

Questi particolari, insieme ad altri, mi hanno confermato che il film della vita è un fatto reale. La mia coscienza valutava subito il mio modo di agire e giudicava me stesso, stabiliva cioè se questa o quella azione era stata buona o cattiva. Bene e male sono valutati nell'aldilà in modo diverso dal nostro. È la coscienza personale che dà un giudizio e stabilisce se quella azione o quel pensiero è stato positivo o negativo. E questo giudizio non sempre concorda con la morale religiosa che conosciamo. Questo per me è stato interessante e anche stupefacente: certe cosiddette "buone azioni” sono state valutate negativamente e certi grossi errori umani positivamente. 

In altre parole: non c'è un metro cattolico, protestante, buddhista ecc., ma un metro generale umano, o cosmico, che forse potrei definire “principio d'amore". Se un 'azione è stata compiuta con premesse egoistiche e ha provocato turbative ad altri, è senz'altro negativa, anche se apparentemente buona.

Io intanto percepivo una musica che sembrava uscire da un impianto stereofonico a quattro, cinque, sei dimensioni. Il sole pulsava e io sapevo che il sole era il principio divino, l'alfa e l'omega, la fonte di ogni energia e di tutte le sue manifestazioni. 

Quello che vedevo non era però esattamente il sole, era una meravigliosa apparizione simile al sole, calda, luminosa. La mia anima priva del corpo e il mio spirito cominciavano ad armonizzarsi con le vibrazioni di quel sole. 

Mi sentivo sempre più felice e più a mio agio, mentre la mia coscienza vibrava sempre più..."