In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1967 Una ateista


Sono entrata in ospedale verso la mezzanotte del 24 dicembre 1967 con le doglie ed in stress respiratorio. In sala parto, mi è stata applicata una maschera, ma a causa del Demerol che mi era stato somministrato non ero in grado di parlare e dire che la maschera mi stava soffocando. 

Tentai di strapparmela dal viso ma qualcuno mi prese le mani e me le legò al tavolo operatorio in modo che non potei fare nulla per evitare gas e maschera. In quel periodo di tempo ho capito che stavo per morire ed essendo atea sperai che l'agonia da soffocamento sarebbe finita in fretta e, finalmente e definitivamente, avrei perso i sensi.

Invece di perdere coscienza, mi sono trovata circondata da un rumore forte e doloroso; era come un treno merci gigante che mi girava nella testa. Nel profondo della mia mente, sapevo che questa sarebbe stata la mia condizione eterna. Ero consapevole di essere vigile e di trovarmi in un luogo di tenebre, perchè era impossibile vedere la mia mano posta davanti agli occhi bene aperti. 

Non c'era luce di alcun tipo, da nessuna parte. Non c'era niente in questo buio, pesante, caoticamente rumoroso, tranne i miei pensieri e me stessa. Ero sola ed in agonia, ma ho provato quello che io chiamerei espansione della conoscenza.

Fu come se avessi capito tutti i misteri dell'universo e capii che tutto ciò che noi riteniamo importante in questa vita è per lo più insignificante e superficiale nel grande schema delle cose. Non avvertii la presenza di nessun essere vivente (buono, cattivo, umano, animale o spirituale) in questo luogo, ma sapevo che sarei stata lì per sempre, da sola e senza pace. 

Sapevo anche che sarei rimasta lì per l'eternità perchè appartenevo a quel luogo. La sofferenza era intensa ed ero totalmente infelice. Mentre stavo pensando al mio stato ed alla mia triste condizione, un pensiero, più che altro una domanda sorse nella mia mente: "Che cosa hai fatto di totalmente disinteressato nella tua vita, un gesto o un'azione che non avesse avuto un movente egoistico?"

Come ebbi formulato quella domanda mi resi conto che avevo sempre agito per compiacere me stessa. In effetti non avevo mai detto una parola o fatto un gesto gentile che non fosse stato motivato da interessi personali. Come ebbi pienamente compreso quanto fossi egoista, provai un profondo rammarico ed anche rimorso per non aver mai fatto nulla di buono o di altruistico. 

La mia condizione cambiò con quella presa di coscienza. Non mi ricordo proprio che cosa successe ma mi ritrovai con una flebo sulla mano e mi resi conto che mi avevano messo del ghiaccio sull'addome per arginare una pesante emorragia. La cosa più bella per me era che potevo respirare e non tossivo . 

A causa del terrore causato dalla mia esperienza "vicino alla morte" e dato che questo termine non era stato ancora coniato in quei giorni, ho taciuto a lungo sulla mia esperienza. La mia conoscenza universale cominciò subito a sparire e ogni giorno che passava tutto ciò che ricordavo era la certezza terrificante che c'era una realtà al di là di questa vita che per me, in mancanza di una parola migliore per descriverla, chiamavo inferno.

Mi proposi di cercare il senso della vita e anche di scoprire se esistesse davvero una realtà spirituale, o addirittura il Regno di Dio. Temevo il parto e ancor di più la morte. Mi proposi di fare almeno una cosa buona per gli altri che non fosse stata motivata da interessi egoistici. 

In realtà ho cercato di fare atti di carità anonimamente. Quaranta anni dopo, tutto questo è per me ancora una grossa sfida.