In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1998 Donatella


"Mi è stato chiesto di raccontare un’esperienza che ho avuto qualche anno fa ed ecco che la racconto. Nel maggio del 1998, il 13 maggio per l’esattezza, fui ricoverata all’Ospedale Careggi di Firenze per un intervento, per togliere l’utero, per dei problemi che c’erano, intervento di routine.

Sono andata tranquilla, il primo intervento l’ho avuto di mattina, al ritorno dal primo intervento si è verificata un’emorragia grave e mi hanno riportato dentro per la seconda volta. Premetto che io avevo fatto l’auto-donazione per cui una sacca del mio sangue era già in ospedale per eventualità come questa che si dovesse procedere a una trasfusione.

Dopo il secondo intervento mi riportarono nella mia stanza e iniziai a sentirmi male, molto male, mi portarono di corsa dentro per un terzo disperato tentativo per una emorragia interna gravissima. Io ricordo la corsa sul lettino verso la sala operatoria poi ricordo di aver visto la sala operatoria, tutto quello che si svolgeva nella sala operatoria intorno al mio corpo, da un angolino, sul soffitto, erano tutti molti preoccupati, gridavano, si affannavano intorno a questo corpo che sembrava non reagire e gridavano ‘l’abbiamo persa, l’abbiamo persa’, io dicevo ‘guardate che non mi avete perso, sono qui, come fate a dire che mi hanno perso’ ma loro ovviamente non mi sentivano.

Premetto che io avevo la sensazione di essere intera, li dove mi trovavo, quello che stava sul tavolo operatorio e attorno al quale si affannavano tutti i medici era semplicemente come un vestito smesso, come
quando ci togliamo un vestito e una sarta fa un rammendo, qualcosa del genere, ecco, insomma. 

Dopo di che mi sono trovata di colpo proiettata in un mare di inchiostro nero, molti racconti che ho sentito parlano di un tunnel intorno al quale si percepisce una luce, io questo tunnel non l’ho visto, ho visto solo questo mare di inchiostro nero, io avevo la sensazione di muovermi, però non sapevo in quale direzione perché tutti i miei sensi erano azzerati, io non sapevo dove era l’alto, il basso, dove era la destra o la sinistra, avevo la sensazione di muovermi ma non avrei saputo dire in quale direzione.

Poi sono riemersa in un mare di luce, bellissimo, io stavo benissimo, una sensazione di beatitudine mai provata, non esistono parole nel nostro vocabolario per descrivere quello che io ho provato, tutti i miei bisogni erano stati azzerati, ne fame, ne freddo, ne dolore, ne stanchezza, neanche il pensiero della mia famiglia, dei miei figli, io ho tre figli che all’epoca abitavano ancora tutti in casa con me, io stavo benissimo.

Quando sono arrivata in questo mare di luce ho sentito una voce profondissima che mi diceva ‘Non aver paura, vedi questo mare di luce è un mare d’Amore, questo Amore ti terrà a galla’, la paura era l’ultima sensazione che io abbia potuto provare neanche mi sfiorava tanto era grande il senso di beatitudine, questa luce che ti permeava, che ti inondava, che ti dava tutto quello di cui avevi bisogno. Non mi mancava niente, ripeto, tutti i miei bisogni azzerati.

Poi ho cominciato ad incontrare delle persone tra virgolette, perché non erano persone, erano luci che mi si avvicinavano e che io riconoscevo, qualcuna l’avevo conosciuta sulla terra ma qualcuna non l’avevo mai conosciuta eppure era un ritrovarsi, un riconoscersi, era quello che io chiamo un abbraccio ma in realtà era il fondersi di due luci, quello che mi ha colpito poi, a posteriori, è che io di quelle persone, di quelle luci, sapevo molto di più di quello che posso sapere di un amico di infanzia, di un figlio, di un genitore, perché quello che si sa delle persone con le quali viviamo sono tutte cose che servono al mondo per identificarsi, come si chiamano, quanti anni anno, la scuola che hanno fatto, di chi sono figli, con chi sono sposati, il colore degli occhi, dei capelli, il lavoro che fanno, di tutte le altre cose che possiamo dire sono solo quelle che servono al mondo per identificarci, io conoscevo molto di più di quelle persone, io le conoscevo, diciamo, come una specie di codice a barre, se si va in un grande magazzino e si compra un oggetto è un oggetto, poi si passa sulla cassa e il lettore legge le barre di quel codice e ti da molte più informazioni di quelle che ti possono dare gli occhi e le mani, quindi la vista e il tatto sono relativi, relativi a questo mondo dove noi abitiamo, di quelle persone io sapevo molto di più e la gioia struggente, grande, immensa che ho provato in questo fondersi è stata bellissima, era un ricordare condivisioni antiche non lo so, è stato comunque bellissimo. 

Poi ad un tratto qualcuno mi ha ricordato che il mio compito non era finito, mi ha fatto ricordare che questi tre ragazzi che io avevo messo la mondo, che erano venuti al mondo, attraverso me e mio marito erano comunque ancora qui ed erano una mia responsabilità, qualcosa di cui comunque avrei dovuto rendere conto, questo pensiero è stato come un elastico, che istantaneamente mi ha ritirato nel corpo, io mi sono ritrovata nel mio corpo, il dolore si è di nuovo fatto sentire e avevo la sensazione che qualcuno mi stringesse il braccio per svegliarmi.

Quando mi sono svegliata mi sono resa conto che era il bracciale pressorio perché ero in rianimazione ed ero monitorata, c’erano tutte quelle lucine intorno e quel bracciale che di tanto in tanto continuava a stringermi il braccio. Poi sono venuti tutti intorno a me ‘Si è svegliata signora, stia calma, mi sente?’ era un ritorno alle cose del quotidiano, alla fatica, al dolore, a tutto quello che c’è nel quotidiano e che conosciamo tutti molto bene. Era un ritorno anche in seno alla mia famiglia, con i doveri e con le cose belle che nelle famiglie ognuno di noi ha. 

Quello però che ho portato con me era la gioia grande, profonda, tanto che le persone che avevano visto per tre volte il mio ingresso in sala operatoria e sapevano che l’ultimo era stato un tentativo ‘sul cadavere’ come poi mi ha detto il professore al primo controllo, ehhh, il ‘cadavere’ comunque è qui e parla e vive tranquillamente la propria vita, queste persone venivano titubanti ad affacciarsi alla mia porta e quando mi vedevano con questo sorriso enorme, radiosa, e quando sentivano che questa era stata l’esperienza più bella della mia vita, forse pensavano che fossi ancora sotto anestesia o non ancora lucida del tutto e poi le domande, mi dicevano ‘Ma lei crede?’, ‘Si, credo’, ‘E di che religione è?’, e mi è traboccato fuori ‘Di tutte, perché li non ho trovato nessuna divisione’. Le divisioni appartengono a questo mondo, li non ci sono, non le ho trovate."