In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

1985 Esther Gordon


Esther Gordon ebbe complicazioni durante la nascita di suo figlio e fu, ufficialmente dichiarata morta per 13 minuti. I problemi cominciarono subito dopo che era stata ricoverata in un ospedale del Nord Dakota, il 22 luglio, 1985, dove ha sofferto un giorno ed una notte per un lunghissimo travaglio.


"Il dolore era così terribile che ho perso conoscenza molte volte, e fu reso peggiore dal fatto che mio marito Scott era appena partito per New York per lavoro e nessuno dei miei familiari riusciva a contattarlo. Quando è venuto il momento di partorire, mi ritrovai in stato di shock, avevo perso il contatto con la realtà ed infine svenni", racconta Esther che si ritrovò a galleggiare attraverso lo spazio nel più bel luogo che aveva mai visto.

Ricorda di essere andata alla deriva in un lungo tunnel scuro che le è sembrato estendersi davanti a lei per miglia e miglia, fin quando ne ha raggiunto la fine. "Là, al termine del tunnel, ho visto un bambino, anch'egli galleggiava nello spazio, ed ho capito che si trattava di mio figlio non ancora nato. Cercai di raggiungerlo e fu allora che ho sentito dentro di me la sua voce che mi diceva: "Mommy, devi ritornare così che io possa nascere".

Esther tentò di raggiungerlo per toccarlo, di stringerlo a sè e ricorda che gli disse che lei ed il suo papà volevano chiamarlo Holden, come il nonno paterno. Poi lo implorò: "Per favore, Holden, viene da me. Vieni dalla tua mamma."

Più tardi, quando le è stato chiesto del tunnel e dell'effetto che la vista del bambino aveva avuto su di lei, Esther ha risposto di aver creduto si trovassero in Paradiso e che fosse morta. "Mi sono sentita assolutamente e completamente a mio agio in quello stato di esistenza e penso che probabilmente gli astronauti si sentono così quando galleggiano nello spazio, ma ero anche molto triste per il fatto che pensavo che il mio bambino non sarebbe nato. Ho pensato anche che forse Holden ed io avremmo potuto stare ancora insieme nella vita ultraterrena, visto che non avremmo vissuto sulla Terra." 

Mentre Esther si trovava ancora nello spazio, il bambino parlò di nuovo al suo spirito: "Mamma, ora vado via, devo nascere. Mi stanno tirando fuori dal tuo corpo sebbene tu sia qui con me. Per favore, per favore, ritorna e sii la mia mamma. Ti amo. Ho bisogno di te. Non lasciare che io nasca senza di te!"

E allora fu come se il bambino si fosse mosso attraverso lo spazio, allontanandosi da lei a una velocità infinita. "Quando mi sono guardata intorno per vedere dove mio figlio era andato, mi è sembrato di vedere il suo piccolo corpo sfrecciare verso la terra...... lontano, lontano sotto di me e poi vidi l'ospedale come se guardassi un film; ho visto il dottore ed un infermiere che lavoravano su di me nella sala operatoria." 

Il suo dottore più tardi le disse che aveva cessato di respirare e che non riuscivano più a rilevare il battito cardiaco. Clinicamente parlando, Esther era morta, ma l'èquipe medica aveva lavorato duro per ribaltare quel crudele verdetto, tentando disperatamente ogni procedura conosciuta per riportarla in vita. Avevano fatto nascere un bambino sano e sarebbe stata una tragedia perdere la madre, sicché continuarono a lottare per quasi 13 minuti per salvarle la vita. 

Ma tutto ciò che Esther ricorda era di galleggiare nell'eternità fin quando, non riuscì a compiere un grosso sforzo di volontà. "Non ho voluto morire. Ho voluto ritornare sulla Terra ed essere la madre di Holden. Ho voluto vederlo lattante, bambino, adolescente, un uomo adulto. Sapevo di avere la forza per ritornare nel mio corpo, ma sapevo anche che dovevo desiderarlo intensamente. Quando finalmente fui in grado di uscire fuori dal tunnel scuro, mi trovai all'aperto, in un luogo con cieli blu e nubi bianche, e tutto intorno a me era bello oltre ogni descrizione ed infine sotto la tenda a ossigeno con l'infermiera che mi annunciava che avevo dato alla luce un bambino bellissimo."

Madre e bambino sono rimasti per molti giorni in ospedale, così da permettere ad Esther di riprendersi dallo sforzo tremendo cui il suo fisico era stato sottoposto e durante quei giorni il suo medico le raccontò della sua morte clinica.