In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

2006 Roberto M.


Questa esperienza riguarda un grave pericolo corso da un ragazzo, esperienza che si è impressa profondamente nella mente e nella sua coscienza. 

"Quando ero ragazzo, d'estate, andavo spesso a fare il bagno in una grossa pazza d'acqua formata dal fiume Corsolone, situata lungo la strada che porta al Santuario della Verna. Erano le tredici di un caldo giorno di agosto del 1980. Avevo scelto quell'ora per evitare l'affollamento che spesso si riscontrava nella bella stagione, e infatti ebbi l 'impressione che non ci fossero altre persone oltre a me. Non avevo mai imparato a nuotare, ma negli ultimi tempi stavo facendo qualche piccolo progresso. Ero diventato molto bravo a tuffarmi. 

Dopo essermi riempito i polmoni d'aria, mi buttavo dalla cascata con le braccia distese sopra la testa. Entravo cosi nell'acqua senza paura. La mia difficoltà consisteva nel riprendere aria senza poter toccare con i piedi la terra. Dovevo fare attenzione perché ogni volta rischiavo di bere acqua anziché respirare. Quel giorno, dopo cinque bei tuffi, ero salito di nuovo sulla cascata. Purtroppo, appoggiando i piedi su una superflcie scivolosa, persi l'equilibrio e caddi nell'acqua da un'altezza di cinque metri. 

Mi rigirai più volte su me stesso fino a perdere l 'orientamento. Non mi rendevo più conto di dove fosse il sopra e il sotto e una grande paura cominciò a impossessarsi di me. Mi ritrovai improvvisamente privo d'aria. Cominciai cosi a bere acqua flno a riaffiorare in superficie tutto sconvolto. Non riuscivo a gridare per chiedere aiuto. Avevo bisogno di aria, ma non potevo respirare perche' avevo la bocca e la gola piene d 'acqua. Agitandomi e facendo movimenti per restare a galla, non ottenevo altro che di affondare sempre più. Mi rendevo conto che non sarei più tornato in superficie. 

Fino a quel momento non avevo mai preso in considerazione l'eventualità della morte, non avevo pensato abbastanza a questa realtà. La morte sembrava riguardare solo gli altri. In realtà avevo paura del pensiero della morte, una paura accompagnata dal dispiacere di dover lasciare i miei genitori, i fratelli, gli amici, gli affetti, gli interessi materiali. Fu una grande sorpresa scoprire invece che tutte queste cose non avevano in realtà un vero interesse per me. 

In quel momento il dispiacere di morire non veniva dal dover lasciare tutto questo, ma dalla consapevolezza di non aver fatto abbastanza del bene agli altri nella mia vita. Questo era l'unico rammarico che provavo andandomene. A questo punto dell'esperienza persi il contatto con il mio corpo e cominciai a vivere attimo per attimo tutti gli eventi della mia vita, anche i piccoli particolari che avevo dimenticato a livello cosciente. Li rivissi intensamente, con ogni sfumatura di sensazione, molto più profondamente di quando erano accaduti. 

Questi momenti della mia vita mi apparivano come su un grande schermo. Ed ecco i particolari: riuscivo a sentire gli odori e i sapori, come se i fatti accadessero realmente una seconda volta in quel preciso momento: tanti attimi vissuti di cui non avevo più alcuna memoria. Rivissi un'esperienza avuta in prima elementare quando a scuola, durante un intervallo, avevo fatto la lotta con un mio compagno. Ero riuscito ad avere la meglio e mi ero sentito felice e orgoglioso per essere stato più forte di lui. 

Mentre rivivevo quei momenti non provavo però più gioia per averlo vinto, ma tristezza e amarezza perché sentivo di averlo umiliato. Non vedevo più quel bambino come qualcosa di distinto da me, non eravamo più due unità separate, io sentivo lui come un prolungamento di me stesso. Così provavo la sua stessa sofferenza per l 'umiliazione che gli avevo arrecato. 

Oltre a rivivere azioni sbagliate per le quali provai sofferenza, rivissi anche un'esperienza positiva, sentendola tale molto più del momento in cui l'avevo realmente vissuta: avevo aiutato una signora anziana ad attraversare la strada. La gioia che provai era dovuta al fatto di rivolgere l'attenzione non più a me stesso, ma ad un'altra persona in maniera totalmente disinteressata. 

Rivedere le esperienze negative e provare sofferenza fu per me come purgarmi dal male, fu come sperimentare il purgatorio nella mia coscienza. Il che mi ha reso consapevole del fatto che purgatorio e inferno come luoghi oggettivi non esistono, ma sono stati d'animo. Ho sentito che Dio è amore e misericordia infinite e non vuole il male di nessuno. Anche il paradiso è uno stato d'animo ed è per tutti. 

Un altro aspetto che mi ha colpito profondamente riguarda il giudizio che ci sarà alla fine della vita. I miei genitori sono cattolici, quindi fin da piccolo ho seguito questo insegnamento. Il catechismo mi aveva presentato un Dio che vedeva tutto quello che facevo e che quindi mi avrebbe giudicato secondo il bene e il male commessi. In quel momento invece era la mia coscienza che giudicava con una lucidità impressionante le azioni compiute.

A questo punto della mia esperienza mi apparve una forte luce, come un sole che però potevo guardare tranquillamente senza provare fastidio, perchè non lo guardavo con gli occhi fisici, bensì con quelli spirituali. Mi sentivo attirato verso quella luce, ma mi è molto difficile descrivere con le parole ciò che provavo. Quella meravigliosa luce mi infondeva un senso di calma, di benessere, di bontà, di gioia, di pace, di amore e di accettazione. 

La sensazione di accettazione era bellissima perchè per la prima volta in vita mia mi sentivo accettato per come sono, senza alcun bisogno di apparire migliore o diverso. Era stupendo! In questa luce che ormai mi avvolgeva completamente sentivo l'armonia e sperimentavo la perfezione di tutte le cose. Era chiaro che tutto aveva un senso e che io facevo parte di tutto questo, pur conservando la mia identità. 

Fu allora che improvvisamente sentii una mano che mi stava afferrando un braccio e subito ripresi coscienza del mio corpo e della mia sofferenza. Restai immobile e mi lasciai trascinare fino a riva. La persona che mi aveva salvato mi raccontò che mentre stava prendendo il sole sul greto del fiume si era accorta delle mie difficoltà ed era corsa ad aiutarmi. 

Credo di essere stato sott'acqua per due o tre minuti, ed è stupefacente come in un tempo tanto breve io abbia potuto vivere una così ampia gamma di pensieri e sensazioni. È stata una vicenda eccezionale, un vero regalo della vita, che mi ha fatto capire cosa succede quando il nostro spirito lascia il corpo fisìco. 

Questa esperienza meravigliosa ha cancellato per sempre dal mio cuore e dalla mia mente la paura di quell'evento che comunemente chiamiamo morte, donandomi la consapevolezza della reale esistenza della nostra essenza immortale.