In Cielo e Ritorno

NDE:Esperienze di morte e ritorno in vita

I N D I C E

Kimberly Clark-Sharp


Questa è la NDE di Kimberly Clark Sharp, avvenuta durante i minuti successivi al suo arresto cardiaco a seguito del quale cadde esanime sul marciapiede, in arresto respiratorio e senza pulsazioni. Si é ritrovata in un luogo di pace, di amorevole luce dorata e di confortante calore, ha visto, per la primo volta, il significato della vita e della morte. 

Dopo la sua NDE, è divenuta il co-fondatore ed il Presidente dello IANDS (Associazione Internazionale Per Lo Studio delle NDE-Seattle-Wa-USA). Il seguente è un breve riassunto di quanto da lei raccolto nel libro "Dopo La Luce".

"La prima cosa che ricordai fu l' impellenza nella voce di una donna che urlava: "Non sento il polso! Non sento il polso!" In realtà invece, mi sentito benissimo. Veramente bene. A ripensarci adesso, mai mi ero sentita meglio ed altrettanto viva. Ero totalmente sana, calma, per la prima volta nella mia vita. Sebbene ancora non potessi vedere, potevo sentire tutto, soprattutto l'affanno di molte voci che parlavano tutte in una volta. 

Non mi ha infastidito. Ho lasciato correre. La mia consapevolezza successiva, fu di un ambiente totalmente nuovo. Ho capito che non ero sola, ma ancora non potevo vedere chiaramente, perché avvolta in una nebbia densa, scura grigia. Ho sentito come un senso di attesa, la stessa sensazione che si prova nell'aspettare un aereo da prendere o che sta per arrivare. Mi é sembrato naturale e giusto essere là, ed aspettare tanto a lungo quanto era necessario.

Il tempo terreno non aveva più significato per me. Non esisteva più nessuno concetto del "prima" o del "dopo". Tutto, passato, presente, futuro, esisteva simultaneamente. Improvvisamente, un'esplosione enorme sotto di me, un'esplosione di luce si dispiegò fuori dai limiti più lontani del mio campo visivo. Ero nel centro della Luce. Era svanito tutto, inclusa la nebbia. Ha raggiunto i confini dell'universo, quale potrei vedere, e raddoppiò ripetutamente in strati senza fine. 

Stavo guardavo l'eternità mentre si dispiegava sotto il mio sguardo. La Luce era più brillante di centinaia di soli, ma non feriva i miei occhi . Non avevo mai visto niente di così luminoso o dorato quanto questa Luce, ed
immediatamente ho capito che era interamente fatta d' amore, tutto diretto verso di me. Questo amore meraviglioso, vibrante era molto personale, come potresti descrivere l'amore terreno, ma anche quello sacro.

Sebbene non avessi mai visto Dio, ho riconosciuto questa luce come la Luce di Dio. Ma la parola Dio mi è sembrata troppo piccola per descrivere la magnificenza di quella Presenza. Ero col mio Creatore, in comunicazione con quella Presenza. La Luce era diretta a me ed attraverso me; mi ha circondato e mi ha penetrato. Esisteva esclusivamente per me.

La Luce mi ha dato la conoscenza, sebbene non abbia sentito una sola parola. Non abbiamo comunicato in inglese o in alcun' altra lingua. Era un modo di comunicare più chiaro e più facile che rendeva goffo qualsiasi linguaggio. Era qualche cosa come la conoscenza della matematica o della musica, conoscenza non verbale, ma conoscenza non meno profonda. 

Ricevetti le risposte alle domande eterne della vita, domande così antiche che ci ridiamo sopra considerandole ormai stereotipate:

  • "Perchè siamo qui?" - "Per imparare."
  • "Qual'è lo scopo della nostra vita?" - "Amare."

Mi sono sentita come se ricordassi nuovamente cose che un tempo conoscevo, ma che in qualche modo, avevo dimenticato, e mi é sembrato incredibile che non mi fossi mai soffermata su tali cose prima d'ora.

Ad un tratto però,questa estasi di conoscenza e consapevolezza è stata interrotta. Di nuovo, senza parole, ho saputo che dovevo ritornare alla mia vita sulla terra. Sono rimasta atterrita. Lasciare tutto questo, lasciare Dio, ritornare a quella vecchia esistenza dimenticata? Niente da fare. La ragazza ubbidiente di sempre, questa volta si era impuntata. Ma inutilmente. Ritornavo. L'ho capito. Ero già sulla via del ritorno. Ero indirizzata su una traiettoria diretta verso il mio corpo.

A quel punto ho visto il mio corpo per la prima volta, ed ho compreso di non appartenergli più. Fino a quel momento avevo visto me stessa in piedi, come di solito facciamo, negli specchi e nelle fotografie. Ora ero sconvolta dalla strana visione di me stessa vista di profilo, da un'altezza di un metro e mezzo. Ho guardato il
mio corpo, il corpo che conoscevo così bene, e sono rimasta sorpresa dal mio distacco. Ho sentito per esso lo stesso tipo di gratitudine che ho per il mio vecchio cappotto quando lo metto via a primavera. 

Mi era servito allora, ma ora non ne avevo più bisogno. Non avevo assolutamente più affetto per esso. Qualsiasi cosa sia la coscienza del sè, sapevo che non abitava lì dentro. La mia essenza, la mia consapevolezza, i miei ricordi, la mia personalità erano al di fuori, non in quella prigione di carne.